Martedi' Grasso (28 febbraio) il clou per il Carnevale Castignanese.
Le attività produttive e commerciali si fermano, le scuole chiudono, tutto il Paese si immerge nella magia.
Sin dalla mattina si può intuire il via vai frenetico di persone che corrono a prepararsi, o magari finire gli ultimi ritocchi a maschere e carri. Bar e ristoranti pieni di ragazzi che fanno gruppo e in compagnia brindano
Si parte alle 15,00 davanti la chiesa di Sant'Egidio per una sfilata affollatissima di gruppi mascherati e carri allegorici, alcuni anche di grandi dimensioni, con pupazzi di carta pesta, curati, preparati nel tempo, il tutto frutto di un' autonomia ed una spontaneità che si spera non finiscano mai. Sin dagli anni '60 a Castignano si sono potute ammirare opere di questo genere, da non invidiare assolutamente Carnevali più grandi e conosciuti. Come allora, anche oggi i ragazzi più giovani cercano di mantenere viva questa tradizione, dando sfoggio a tutta la loro bravura e dedizione, il tutto ovviamente con spese personali e facendo parecchi sacrifici.
La sfilata proseguirà su Borgo Garibaldi, poi al bivio per San Benedetto del Tronto tornerà indietro e concluderà al punto dove era partita.
Verso le 18,00 tutte le persone inizieranno a confluire in Piazza Umberto I, dove ci sarà la premiazione per i gruppi ed i carri più belli ed apprezzati.
Poi, tra la musica della Banda di Castignano e quella sparata da casse acustiche ad alto volume, tutti balleranno in attesa del momento più importante e più sentito da ogni Castignanese.
Alle 19,00 in punto tutta l'illuminazione pubblica del Paese di spegnerà, e sarà allora che verranno accese migliaia di lanternine fatte con canne intagliate ad un'estremità a forma di rombo a piu' facce, rivestite di carta velina colorata e all'interno una candela ad illuminare il tutto: si puo' partire per la Sfilata de li Moccule.
Una tradizione secolare, antichissima tanto che non è facile neppure trovarne l'inizio.
E' certo che questa tradizione era in voga a Roma già nel 1700, quando lo scrittore Johann Wolfgang von Goethe in visita alla città ammira e descrive bene nella sua opera "Viaggio in Italia" questo spettacolo, ed è certo che a Roma tutto cio' scompare con l'unità d'Italia. Da allora solo Castignano in tutto quello che era il vecchio stato Pontificio mantiene viva ed intatta questa tradizione. Cosi' scriveva Goethe: "Appena cala la notte sul Corso angusto e infossato, ecco apparire qua e là dei lumi alle finestre, altri accennare sui palchi e, in pochi minuti, diffondersi all'intorno un tal fuoco, che tutta la via appar rischiarata da ceri ardenti. I balconi si adornano di lampioni di carta trasparente, tutti espongono le loro torce alle finestre, tutte le tribune sono illuminate .... le vetture scoperte espongono lampioncini di carta colorata; fra i pedoni alcuni passano con alte piramidi luminose sulla testa, altri hanno fissato i loro MOCCOLI in cima alle canne, in modo che queste pertiche arrivano all'altezza di due o tre piani. A questo punto ognuno si fa un dovere di portare un MOCCOLO acceso e da tutte le parti echeggia l'interiezione favorita dei romani "Sia ammazzato, sia ammazzato chi non porta il moccolo!" grida l'un l'altro, cercando ognuno di spegnere con un soffio il lume avversario".
E' evidente e quasi commovente rivedere in questi passi la somiglianza tra quello che esisteva 300 anni fa a Roma e ciò che ancora oggi avviene a Castignano. La scena si ripete quasi allo stesso modo: migliaia di moccoli sfilano per il Paese, al ritmo di cassa tamburi e piatti, e tutti a squarciagola urlano "Fora, fora li moccule" invitando tutti ad uscire dalle proprie abitazioni con questi lampioncini. Una sorta di processione pagana che ha il suo culmine nella piazza sommitale del borgo antico, Piazza San Pietro, dove dopo una battaglia tra moccoli, questi vengono tutti bruciati in un falò che rappresenta quasi la purificazione da gozzoviglie ed eccessi del carnevale. Prima di entrare in periodo di quaresima e riposo però c'è ancora modo di divertirsi: il Veglione finale al Teatro Comunale dalle 22,00 per usare le energie residue nei balli e salutarsi con gli ultimi brindisi.