Letture: ... - Teatro a Pesaro - PU
dove: | TEATROSPERIMENTALE DI PESARO VIA ROSSINI |
data: | martedì 4 novembre 2014, dalle 21:15 alle 23:00 |
intrattenimenti: | |
info sul luogo: | L'evento si svolge al coperto |
Qui trovi maggiori informazioni su questo evento |
Organizzazione: | ASSOCIAZIONE AMICI DELLA PROSA |
Referente: | GIOVANNI PACCAPELO |
E-mail: | Contatta il referente |
Telefono: | 072164311 |
MATO DE GUERA
Martedì 4 novembre alle 21.15 al Teatro Sperimentale, nella ricorrenza del centenario dell'inizio della Grande Guerra, viene presentato – fuori concorso - il secondo ed ultimo spettacolo-evento previsto dal cartellone della 67ª edizione del Festival Nazionale d’Arte Drammatica. La conclusione del Festival è affidata a "Mato de guera" del drammaturgo Gian Domenico Mazzocato, poeta e scrittore veneto, traduttore di classici latini. La commedia viene presentata dalla compagnia “Il Satiro Teatro” di Padernello di Paese (Treviso) per la regia di Roberto Cuppone, storico del teatro, docente all'Università di Venezia e autore di una trentina di testi teatrali.
Questo testo-ricordo della Grande Guerra è essenzialmente imperniato sul movimentato monologo del protagonista; è la storia della follia che colpisce a tratti, con intercalate fasi di normalità seguite da ricadute, l’ex fante Ugo Vardanega di Passagno, trasferitosi poi nella città di Treviso. Richiamato alle armi allo scoppio della Grande Guerra, ha combattuto sul fronte del Grappa, riuscendo a sopravvivere al fuoco nemico, alla disarmante mancanza d’esperienza dei comandanti, alla tragica perdita della famiglia, degli amici, dell'onore, dei suoi averi, del suo stesso essere. Nei suoi ricordi torna pervicacemente la dura e dolorosa vita in trincea, la devastazione che ha subito il caro paese natio: Possagno.
La guerra, oltreché foriera di distruzione, rappresenta la diaspora di un popolo ed un esproprio dell'identità degli individui che ne fanno parte. Significa pure rinuncia alla tolleranza ed al dialogo, affidando la soluzione di ogni cosa esclusivamente alla legge della violenza. La pazzia diventa l'unico rifugio possibile per l'antieroe Ugo, rinchiuso in manicomio perché il suo dire è scomodo e pernicioso per il sistema vigente; solo questo è lo spazio in cui gli è consentito di esternare, di urlare il proprio netto dissenso.
Si tratta, in effetti, di un elogio della follia perché il protagonista non la subisce, bensì la gestisce e la tiene costantemente sotto controllo.
Soltanto una sequenza è in puro italiano, tutto il resto è espresso in un dialetto trevigiano – peraltro perfettamente comprensibile - pervaso da immagini di terra, di sangue, di sofferenza, ma in grado di coinvolgere, trascinare lo spettatore anche e soprattutto perché le parole si combinano alla perfezione con l'evidente e calcolata gestualità esibita con maestria dall'attore. E' un lavoro particolare che certamente sarà ben recepito. Merita di essere ascoltato, visto, pienamente colto nelle parole, nei gesti, nell'espressione del viso di Luigi Mardegan; aspetti tutti di quella follia lucida e tagliente che costantemente aleggia in "Mato de guera".