Marche in festa

Le startup nell’era digitale

Con il termine startup ci si riferisce alla fase di avvio di un’attività imprenditoriale, sia essa online o con una sede fisica, sia che crei prodotti o eroghi servizi. È logico quindi come, in questa fase, le neo-imprese presentino un alto rischio, ma anche una maggiore prospettiva di guadagno. Spesso la parola startup viene associata al mondo del Web e proprio a supporto di questa tesi è curioso notare come sono sempre più le startup digitali che nascono per i più disparati motivi. Analizzando i dati forniti dalla Mind the bridge foundation risulta infatti che ben il 49% delle startup nate in territorio Italiano operano in ambito Web e il 21% nell’ambito, più generico, dell’ICT. Le iniziative legate alle startup digitali, nonostante le ferite della bolla dot-com del nuovo millennio, sembrano trovare terreno fertile anche grazie alla concezione secondo la quale creare un qualcosa inerente al Web sia genericamente più “facile”. Basti infatti pensare che spesso non occorre nemmeno avere una sede fisica per avviare la propria impresa.   Ma è davvero così facile? Il passo dall’intuizione alla realizzazione è veramente così breve? Purtroppo le startup web, anche se apparentemente agevolate dalla velocità di realizzazione, devono in ogni caso confrontarsi con il mercato e sottostarne alle regole. È logico inoltre che non tutte le startup che nascono riescono a raggiungere gli obiettivi desiderati, anzi, il tasso di conversione idea-impresa in Italia è solamente il 9,6% contro la media europea del 10,6% e una spaventosa percentuale tedesca pari al 47%.   Il panorama imprenditoriale digitale risulta però denso di proposte e offerte, basti pensare che dieci anni fa le imprese digitali si limitavano soltanto a vendere banner pubblicitari. Oggi invece, nell’epoca “del cloud e del crowd”, dove tutto è condiviso e memorizzato “nella nuvola”, l’offerta è nettamente differenziata: dati, applicazioni, licenze, ecommerce, contenuti, download, servizi. È quindi chiaro come un modello di business semplice, immediato e innovativo possa senza dubbio rappresentare la chiave di volta per una piccola startup digitale. Citando Michael Porter, economista americano e professore ad Harvard, la strategia di un’impresa deve essere chiara e ben definita per evitare il rischio più grande ovvero il cosiddetto “stuck in the middle”. Tale situazione raramente produce un vantaggio competitivo sostenibile o una posizione competitiva ben distinta. Le startup, e più in generale le imprese, non devono infatti “restare nel mezzo” ma devono saper scegliere il piano di sviluppo più pertinente alle proprie caratteristiche di settore e di competenza per cercare in tutti i modi di rientrare in quel 9,6% sopracitato.   È proprio in questa fase che entra in gioco l’aiuto di un incubatore di impresa, un programma progettato per aiutare le startup attraverso: - Fornitura di servizi di consulenza; - Gestione di una rete e di un marketplace con imprenditori e investitori; - Creazione di spazi di coworking per ospitare le neo-imprese creando sinergie e stimolo reciproco. Il ruolo di un incubatore d’impresa è, fondamentalmente, quindi quello di fornire elevate competenze imprenditoriali necessarie al supporto del processo di startup. È fondamentale, infatti, per gli startupper, poter operare in situazioni competitive usufruendo di mentori e manager di esperienza che li assistano in questa delicata fase del loro business.   La parola d’ordine è dunque “integrazione”: in quest’universo tecnologico in forte espansione è sempre più necessario supportare le idee dei giovani imprenditori con un mix di servizi professionali in grado di sviluppare, migliorare, perfezionare l’idea traghettandola dalla fase iniziale di sviluppo (detta anche “early stage”) fino al mare aperto del mercato, che giudicherà insindacabilmente il progetto. Spesso, infatti, i giovani imprenditori hanno delle buone idee ma con carenze strutturali di diverso tipo che vanno dal diritto societario o a temi quali l’analisi del posizionamento competitivo e la redazione del business plan. In definitiva è più importante e utile favorire l’incontro tra idee e competenze più che tra idee e capitali, i quali si “materializzano” quando le idee si trasformano in imprese credibili e redditizie. Solitamente un programma di accelerazione, a differenza di un incubatore, ha una durata ben più lunga e si orienta su tematiche leggermente differenti quali la risoluzione di difficoltà organizzative, operative e strategiche che potrebbero comparire durante il percorso di vita di un’impresa. È proprio in questo contesto che opera The Hive, offrendo programmi di accelerazione e insegnando alle neo-nate aziende a funzionare, aiutandole nella fase di transizione tra “adolescenza e età adulta”. The Hive mira inoltre a promuovere lo sviluppo economico e soprattutto la creazione di lavoro integrando talenti, tecnologie, know-how e capitale all’interno di una rete che favorisce la crescita di nuova impresa.