COPENHAGEN Spettacolo evento al 68º Festival Nazionale d’Arte Drammatica, va in scena al Teatro Sperimentale domenica 18 ottobre alle 18 "Copenhagen" di Michael Frayn, rappresentato da La Betulla di Nave (Brescia). Proprio per approcciare nel migliore dei modi lo spettacolo e la relativa problematica è in programma anche un dibattito – sabato 17 ottobre alle 18 nella Sala della Repubblica del Teatro Rossini – tra il prof. Marco Piferi ed il filosofo della scienza dr. Luca Montini. Si tratta della rievocazione, a settant'anni di distanza, della tragica operazione bellica che ha funestato due città giapponesi nella seconda guerra mondiale. Si concretizzò, allora, il progetto americano Manhattan, diretto dal fisico Robert Oppenheimer, con il lancio della prima bomba atomica all'uranio 235, denominata in codice Little Boy sulla città giapponese di Hiroshima (6 agosto 1945) e pochi giorni dopo, il secondo bersaglio, denominato "Fat Man, sganciando l'ordigno atomico al plutonio 239 a Nagasaky. Il testo scritto da Frayn nel 1998 è stato tradotto in vari paesi, fra cui il nostro, e si è diffuso in tutto il mondo, diventando un classico della scienza a teatro. I critici l'hanno paragonato a "Vita di Galileo di Bertolt Brecht ed a Fisici di Friedrich Durrenmatt; gli storici della scienza al Dialogo sopra i due massimi sistemi del mondo di Galileo. L'opera, che è stata definita un thriller scientifico politico, fa riferimento a ciò che è realmente accaduto, alcuni anni prima, precisamente nel settembre del 1941, allorché il fisico tedesco Werner Heisenberg fa visita al suo ex maestro, il danese Niels Bohr a Copenhagen, in uno Stato che è occupato dalle truppe naziste. Tutti i molteplici dubbi e le varie ipotesi che vennero formulate relativamente ai motivi di quell’incontro e sul relativo esito, rivivono con tutta evidenza, in questa pièce, ove i fantasmi dei due amici collaboratori e della consorte di Bohr, testimone guardinga e con qualche apprensione del loro colloquio, offrono lo spunto alla realizzazione di un capolavoro teatrale, in cui emergono forza intellettuale e caratura artistica. Entrambi geniali ricercatori, nell'ambito della meccanica quantistica ed affettivamente legati, si trovano, però, com'è comprensibile, in netto contrasto a causa dell'avvento del regime nazista. Bohr è, infatti, un ebreo danese che non si sente sicuro nemmeno in patria, mentre il tedesco Heisenberg è un ariano, per quanto non strettamente legato al regime del suo paese. Coinvolti nel progetto della costruzione di ordigni bellici nucleari - l'uno è collaboratore degli Alleati, insieme ad un nutrito gruppo di fisici ebrei fuggiti dalla Germania; naturalmente l'altro collabora alle ricerche tedesche - finiscono con il dar vita ad un duello verbale in grado di avvincere lo spettatore perché, oltre alle disquisizioni scientifiche, serpeggiano, facendosi sempre più stringenti, gli aspetti morali ed i principi etici. Il pubblico sarà interessato ad aderire a questo spettacolo non solo per il tema storico trattato ma anche perché interpretato da una compagnia già conosciuta che proprio lo scorso anno vinse il terzo premio al nostro Festival con Alcesti o la recita dell'esilio.