Letture: ... - Incontri a Senigallia - AN
dove: | Senigallia, Auditorium San Rocco, 22 ottobre 2016 Auditorium San Rocco |
data: | sabato 22 ottobre 2016, dalle 17:00 alle 00:00 |
intrattenimenti: | |
info sul luogo: | L'evento si svolge al coperto |
Qui trovi maggiori informazioni su questo evento |
Organizzazione: | Associazione Confluenze Senigallia |
Referente: | Luciano Montesi |
E-mail: | Contatta il referente |
Telefono: | 3473905372 |
“Un Progetto per San Gaudenzio”: la storia del luogo
In vista del convegno del 22 ottobre a San Rocco, pubblichiamo una serie di interventi sulle peculiarità di San Gaudenzio. Il primo riguarda la storia del luogo.
La collina di San Gaudenzio, posta a pochi km dalla città, è uno dei luoghi più identitari di Senigallia per il ruolo importante che ha avuto nella sua storia. Prende infatti il nome dall’abbazia omonima fondata fra X e XI secolo e di cui restano ancora chiare vestigia nella villa edificata sulle sue rovine. La scelta del luogo per edificare l’abbazia non fu disgiunta dall’esistenza di una ricca sorgente d’acqua, che dovette alimentare la città fin dai tempi antichi, come dimostra la presenza di una vasca quadrata in calcestruzzo e tracce di condutture d’età romana. La notorietà della sorgente è legata soprattutto all’opera del duca Francesco Maria II Della Rovere, che alla fine del 1500 ordinò la costruzione di un acquedotto per rifornire d’acqua le fontane della città, compresa quella edificata in Piazza del Duca.
Nel corso del 1500 anche l’antica chiesa a tre navate venne abbandonata e andò in rovina. Sulle sue fondamenta nel 1876 il Cav. Attilio Fedrighini, proprietario dell’area e autore della prima attività estrattiva, fece edificare la villa che si vede ancor oggi. Al suo interno e all’esterno sono ancora osservabili vestigia e tracce dell’antica abbazia.
Il terzo elemento di collegamento della collina di San Gaudenzio con la città, quello divenuto via via più importante nel tempo, è stato il suo utilizzo come luogo di estrazione di gesso e marna per l’edilizia.
Lo sfruttamento industriale su larga scala iniziò solo nel 1885, quando con la partecipazione del Cav. Attilio Fedrighini, proprietario dell’area, si costituì la Società Italiana Cementi, che avviò l’estrazione e la lavorazione della marna per la produzione del cemento e della calce idraulica. Seguirono poi altre società e l’ampliamento dell’attività fino alla definitiva chiusura negli anni ‘80 del secolo scorso. A testimonianza di questa attività resta la cava naturalizzata ed entrata a far parte dell’area protetta e il monumentale edificio della fornace in grave stato di degrado, ma suscettibile ancora di riqualificazione e riutilizzo, unico esempio di archeologia industriale sopravvissuto a Senigallia.
La fornace di San Gaudenzio, foto tratta dal libro “Borgo Bicchia e la cava di San Gaudenzio” di Maurizio Salustri e Nevio Arcangeli