Questa drammaturgia è una traversata dirotta negli stati del soggetto marchiato dalla sua sessualità, i suoi tentativi fallimentari di esasperare l'ordine del linguaggio in cui le identità vengono inverate. Non sarà data alcuna trama o narrazione della vicenda umana quanto una serie di malumori ed eccessi di identificazione ideale che diffidano le identità collaudate.
La donna come occasione (maltrattata) di ampliare una cattiveria nei confronti del registro umano, delle immagini che prudono al suo esordio, e a cui tenta drasticamente (corporalmente) di ricongiungersi. Elevazione consegnata al discorso e che svia in sovraccarichi di senso, nell'impossibilità di fondarsi oltre esso. Impossibilità di congedarsi dalla madre/lingua e dalla madre/matrice.
Se il soggetto è qualcosa solo se può dirsi – l'eccesso del dire ha per effetto lo svanire del soggetto e la resistenza di questa voce ininterrotta che parla sui resti di un io frantumato – involuto alle maschere, nell'inconsistenza di essere. Inscenamento di cerimoniali che non fanno più accedere al mondo ma alla cerchia dei suoi fantasmi. È in questa impresa che la donna trova il suo inciampo ma anche, similmente ai casi di deriva - scontento - minorazione, la salute di mettere in discussione il soggetto, la coscienza, il linguaggio tutelare da cui si defila e su cui ritorna prodigalmente per sfatare quelle immagini e frastiche che le hanno genitalizzato la realtà. Un fallimento necessario, trascinato dal movimento del linguaggio, della soggettivazione persa, errante portati allo stremo per purgare il potere delle sue omissioni. La costituzione di sé, affidata al discorso, è per la donna, nel tempo della detta “emancipazione sessuale”, più che mai eiettata dal maleficio dei simulacri, dei supporti di sartoria, del rinvenimento cosmetico e gogne salutiste, della parola fiaccamente individualista. Resistergli confina col diniego del discorso tout court e con l’incautela di frequentare il linguaggio là dove il nulla ha un suo diritto di esistenza e dove non vi è alcuno a garantire il detto.