Alfonso Leoni: sentimenti del gioco, Urbino PU, 31/10/2011 - Marche in Festa
 

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Dettagli evento:

ott 31 2011
nov 27 2011

Alfonso Leoni: sentimenti del gioco

Retrospettiva ad Urbino

Letture: ... - Mostre a Urbino - PU



ATTENZIONE: Questo evento si è svolto nel PASSATO!!
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Approfondimenti: INSERISCI un approfondimento
dove: Casa natale di Raffaello - Bottega Giovanni Santi
data: da lunedì 31 ottobre 2011, alle 00:00
a domenica 27 novembre 2011, alle 00:00
Nelle vicinanze di questo evento, Marche in Festa raccomanda alcuni locali/attività/aziende:
intrattenimenti:
info sul luogo: L'evento si svolge al coperto
Organizzazione: Non definito
Referente: Non definito
E-mail: Contatta il referente
Telefono:
Alfonso Leoni: sentimenti del gioco
Descrizione evento:
Urbino torna a rendere omaggio all’arte ceramica con una importante mostra retrospettiva dedicata ad Alfonso Leoni (Faenza 1941-1980), geniale ceramista e scultore faentino, che negli anni sessanta e settanta contribuì al rinnovamento della tradizione con opere avanzatissime per suo il tempo.

Ospitata dall’Accademia Raffaello di Urbino e voluta da Gian Carlo Bojani e Marta Leoni, la mostra “Alfonso Leoni. Sentimenti del gioco” è allestita alla Casa natale di Raffaello – Bottega Giovanni Santi, dal 31 ottobre al 27 novembre 2011.

A cura di Gian Carlo Bojani, già direttore del Museo Internazionale delle Ceramiche in Faenza e conoscitore diretto dell’arte di Leoni, l’esposizione riunisce novanta opere straordinarie, provenienti dalla collezione della moglie dell’artista e da collezioni private. Sono ceramiche, maioliche, sculture in bronzo e opere in carta, di cui venticinque del tutto inedite e presentate al pubblico per la prima volta, che esemplificano al meglio l’audace e intensa, ma anche ludica, sfida alla materia di Alfonso Leoni.

Scomparso a soli 39 anni nel 1980, Leoni ha vissuto sempre intensamente la sua arte e non ha mai smesso di sperimentare e rinnovarsi, a partire dalle prime esperienze all’Istituto d’Arte per la Ceramica G. Ballardini di Faenza, dove viene subito riconosciuto come talento dallo scultore Angelo Biancini che ne coglie l’abilità eppure la vena trasgressiva e personale. Leoni diventa a sua volta insegnante di “Plastica” presso l’istituto faentino, dal 1961.

LA MOSTRA

La bella mostra di Urbino presenta un’antologia di capolavori, divisi per soggetti: i lavori “ceramico-meccanici” degli anni sessanta ovvero i misteriosi “ciotoloni” (1964-1980) che il giornalista Renzo Biason definiva “orologi privi di coperchio, dentro alla cui cassa si vedono rotelle muoversi e pulsare come un cuore segreto …”, i “carrarmati” (1968-1980) miniaturizzati, in sintonia con le coeve armi-giocattolo di Pino Pascali, i “geometrici” (1968) e i “traforati” (1967-70) in maiolica, le composizioni optical (1965) realizzate con carta e le sperimentazioni con carta ripiegata, che già fanno presagire la svolta concettuale degli anni settanta.

Il periodo concettuale vede Leoni abbandonare l’opera-oggetto per arrivare ad un contenuto mentale del suo lavoro. Attratto dalle molteplici possibilità dei materiali, sperimenta altresì i procedimenti industriali come lo stampo, da cui ottiene le note “torsioni” (dal 1974) in maiolica vivacemente colorata, e la trafila o boudineuse con cui crea i “flussi” (1972-1980) e i “piegati” (1975-80), più noti come il “Pugno di Leoni”, da ammirare in mostra in vari esemplari inediti, tra i quali una maiolica trafilata, smaltata in bruno d'orato del 1972 circa, assemblata postuma sul suo piedistallo e mai esposta prima.
“Esibizioni materiche in termini di plasticità pura”, così le definiva Enrico Crispolti che vedeva in Leoni “… una sorta di volontà di azzerare l’immagine sul portato dello strumento impiegato, evidenziandolo poi con un colore monocromo squizzante e assoluto”. Serie a cui appartengono anche i Pugni del 1973 per il nuovo stabilimento delle Maioliche Faentine di Ercole Baldini, eseguiti con 5 tonalità di nero in mille esemplari, plasmati uno per uno.

Completano l’esposizione un gruppo di quadri (1964-1970), collegabili in buona parte ai “ciotoloni”, i “bronzetti” (1970-1971), le “porcellane” (1977-80), assemblaggi di frammenti e scarti di lavorazione delle stoviglie del periodo di progettazione alla Villeroy  e Boch in Germania, veri e propri ready-made sulla memoria di oggetti funzionali, e le ultime “terrecotte” del 1980 accanto alla Pietà del marzo 1980.

Le opere di Alfonso Leoni si trovano:
al Museo Internazionale delle Ceramiche di Faenza, alla Galleria Nazionale d’Arte Moderna di Valle Giulia a Roma, al Museo d’Arte Moderna di Kyoto (Giappone), al Centro di Ricerche “Pio Manzù” a Verucchio (RN), nella Collezione Cidonio a Marina di Pietrasanta (LU), all’Università di Bologna presso la Facoltà di Matematica, all’Ospedale Civile di Faenza, al Santuario di Gesù Bambino di Praga ad Arenzano (GE), alle sedi provinciali INPS di Roma e di Verona, all'Ospedale Civile di Codigoro (FE), arredo urbano ad Alfonsine (RA), arredo urbano a Bagnacavallo (RA), nel Cimitero dell'Osservanza di Faenza, e in varie collezioni pubbliche e private in America, Inghilterra, Sud Africa, Francia, Germania, Polonia, Russia, Giappone, Belgio, Canada, Italia.


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