In qualche stanza, di qualche casa... si suona grande musica, solo pochi sono ammessi: quelli che per primi si prenoteranno!
Camera Concerto
House Concerts Tour
M.A.T_Marcello Allulli Trio plays "Hermanos" + Paola Angelini exhibit: "Drawings from Oslo"
Venerdì 30 marzo - San Benedetto del Tronto (AP), ore 21, in abitazione privata.
Ingresso su prenotazione, max 40 persone: per prenotare, mail a info@notedicolore.net indicando nome e cognome
dei partecipanti più almeno un numero di cellulare sul quale vi manderemo l'indirizzo top secret della location entro martedì 27 marzo. Contributo organizzativo: 10 € a persona.
In un'atmosfera intima e raccolta... BRINDISI DI BENVENUTO E STUZZICO con GLI ARTISTI + CONCERTO + ARTIST EXHIBIT
Ore 21,00: BRINDISI CON STUZZICO
Con vino, torte salate, tartine con salsa tonnata, sformati, insalata di farro e verdure, crostini, stuzzicherie varie. I partecipanti sono invitati, se lo vogliono, a contribuire con una loro specialità eno-gastronomica per rendere la serata ancora più "gustosa".
Ore 22,00: CONCERTO
Prima, dopo e durante il concerto MOSTRA DI DISEGNO E PITTURA dell'artista sambenedettese Paola Angelini, reduce dalla Biennale di Venezia e da una mostra personale ad Oslo (Norvegia) da cui deriva il titolo della mostra, "Drawings from Oslo".
ABOUT MARCELLO ALLULLI TRIO (MAT)
Marcello Allulli, sax tenore
Francesco Diodati, chitarra, loops
Ermanno Baron, Batteria
La caratteristica saliente del trio è la natura melodica del materiale musicale, sia nei temi che nell'improvvisazione. Il repertorio abbraccia gli stili più vari, unendo in una fusione piacevolmente inusuale il neo-bop con la melodia mediterranea, l'avanguardia e il funk con la musica folklorica.
"C’è una scena di un film di Marco Bellocchio che svela un postulato importante per le vicende dell’arte contemporanea. In una delle prime sequenze un cameraman segue due sposi, tenta di staccare gli odori della Sicilia e il sapore del mare. Si accorge, subito dopo, che nella stessa spiaggia c’è un regista ben più noto. Con un bel po’ di umiltà e vergogna, va da questo e gli chiede dove lui avrebbe posizionato la telecamera. L’occhio, lo sguardo. E’ una questione di immagini. C’è un altro occhio che sta guardando, magari è migliore del suo. Magari è soltanto diverso. L’importante è capire da dove mostrare il mondo, e da dove ricrearlo, a proprio piacimento. In fondo è una questione di immagini anche la musica, la rappresentazione dell’essere presente. Quando un musicista improvvisa, sta raccontando una storia, sta invocando un senso altro e esortando l’immaginazione, la sua ma anche quella degli ascoltatori. Sembra realizzato a partire da questi postulati Hermanos, esordio discografico del MAT, dove MAT è l’acronimo di Marcello Allulli trio.
Il disco ha una doppia anima. Da un lato c’è la sensibilità dei musicisti, di Marcello e dei compagni di viaggio Francesco Diodati alla chitarra ed Ermanno Baron alla batteria, giovani dalle belle e auspicabili speranze del jazz di casa nostra. Sensibilità umana si intende, perché chi conosce almeno un po’ Allulli sa bene che la sua statura umana è gigantesca, avvolgente come un abbraccio (che è il suo saluto preferito, all’inizio e alla fine). Lo stesso sentimento che esce dal suo sassofono tenore, e siamo all’altra anima del disco. Voce caldissima quando si annoda nelle ballate (che meraviglia il lento lentissimo scandire di note su Time), anche un po’ stridente quando i tre si imbattono in furiosi corpo a corpo che sanno di avant garde molto moderna.
E’ un disco dove i colori del bluesy convivono con gli inserti spagnoleggianti. La chicca è il brano che dà il titolo all’album, nel quale un coro – improvvisato per l’occasione nello studio di Cavalicco (Ud) di Stefano Amerio e composto da amici venuti da tutta Italia per sostenere il trio – regala tutto il desiderio di libertà, la ricerca spasmodica della bellezza, il sogno dell’autenticità dei sentimenti.
E dal vivo, spettacolo assicurato, tutto ciò si trasforma in una vera e propria festa. Del lavoro fanno parte anche degli ospiti: c’è Fabrizio Bosso qua e là; c’è Glauco Venier al pianoforte in un pezzo e Antonio Jasevoli alla chitarra in un altro. C’è, soprattutto, un aspetto determinante in questo Hermanos del MAT trio: le immagini che ne escono sono realistiche, almeno quanto sognate. E’ una questione di sguardi, di saper posizionare la telecamera. Anche la musica, a suo modo, può raccontare un gran bel film”.
Federico Scoppio, www.marcelloallullitrio.com
ABOUT PAOLA ANGELINI
“ Tutto! Tutto ! Il mio lavoro è una sequela di esorcismi” (L. Bourgeoise)
Nel mio percorso di ricerca artistica ho riflettuto sull’idea di spaesamento inteso come spostamento di prospettive, sovrapposizione dei piani, dentro un luogo-tempo di eterno presente come fa la memoria emozionale; l’ interiorizzazione del tempo trascorso si fa spazio, perchè “ogni giorno il presente distrugge il passato” (L. Bourgeoise) e nella dimensione del ricordo i piani si accumulano, si sfasano, si scoordina, si de-forma.
Il lavoro artistico è lo spazio ulteriore in cui ogni cosa ri-trova un posto, il mio tempo per l’esorcismo, per ingoiare la paura , perché “la pratica primitiva del cannibalismo volta a evitare che i morti, abbandonati all’ordine biologico della putrefazione sfuggano all’ordine sociale e si ritorcano contro il gruppo. Divorarli è un segno di rispetto… riassorbirli nella società” (U. Galimberti, Il corpo); è il mio modo di ripristinare quello “scambio simbolico, (…) tra il malato e il gruppo, reso possibile dal fatto che il corpo non è ridotto alla povertà dell’organismo, ma è il punto in cui si raccoglie una mitologia che da lì si espande per l’universo, consentendo al corpo sofferente di esportare, lontano da sé, il proprio dolore” (U. Galimberti).
L’ uso di “canali” azzurri è una presa di posizione pittorica, una Gora di unione temporale che si serve della figurazione per mettere in contatto ed esorcizzare la paura dell’ oblio.
E’ una “meritata” astrazione che si sostiene attraverso la realtà, è una riconquista di senso e possibilità mediante una profonda intimità e una materializzazione delle paure.
Nel modo in cui accade con l’ iconografia visionaria di David Lynch e la sua rappresentazione delle paure.
Oppure come afferma il Batman di Christhofer Nolan:
“Perché i pipistrelli, signor Wayne? - Perché mi fanno paura: che li temano anche i miei avversari”.
Paola Angelini
Bio
Nata a San Benedetto del Tronto nel 1983. Nel 2008 si diploma in Pittura presso l’ Accademia di belle Arti di Firenze con il prof. Adriano Bimbi. Durante il periodo di studi a Firenze espone in diverse mostre collettive in Toscana. Nel 2011 frequenta il laboratorio di Arti Visive presso l’univesità IUAV di Venezia, con Bjarne Melgaard, e lo stesso anno espone all’interno del padiglione Norvegese alla 54° Biennale di Venezia, nella mostra dal titolo “Baton Sinister” curata dallo stesso Bjarne Melgaard.
Attualmente vive e lavora a San Benedetto del Tronto.
Nel marzo 2012 espone le sue opere in una mostra personale presso la galleria "Rod Bianco" ad oslo (Norvegia): da qui il titolo dell'esposizione all'interno di Camera Concerto.
http://paolangelini.blogspot.com/
NOTE DI COLORE
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www.nuovojazz.blogspot.com